Immagina tre gatti e un braccio robotico rinchiusi in una stanza per 12 giorni, 6 ore al giorno. Questo è il cuore di “Cat Royale”, un’installazione artistica che esplora la relazione tra robot e gatti. Cat Royale è un’installazione artistica creata per capire come interagiscono i robot e i gatti. Presentata al World Science Festival in Australia e vincitrice di un Webby Award, l’installazione ha come protagonisti tre gatti – Ghostbuster, Clover e Pumpkin – e un robot chiamato Kino Gen3 lite. Vediamo cosa è successo.
L’installazione è stata progettata come un vero paradiso per i gatti. La stanza era piena di trespoli, passerelle, tane, cibo, tiragraffi e persino una fontana. I tre mici Ghostbuster, Clover e Pumpkinhanno trascorso sei ore al giorno per 12 giorni in questo ambiente speciale, accompagnati dal braccio robotico Kino Gen3 lite. Questo robot, addestrato con 7.000 video di gatti, proponeva varie attività, come far dondolare un giocattolo davanti ai mici, ma un operatore umano decideva se far eseguire o meno queste attività.
Ogni interazione tra i gatti e il robot veniva valutata con un “punteggio di felicità” basato su quanto i gatti si coinvolgevano. Otto videocamere monitoravano tutto ciò che accadeva nella stanza. Il robot riusciva a intrattenere i gatti, che, dopo un’iniziale curiosità, si avvicinavano e giocavano con il giocattolo mosso dal braccio meccanico. Tuttavia, replicare questa esperienza a casa sarebbe complicato e costoso, e richiederebbe una supervisione umana costante.
Steve Benford, uno degli autori del progetto, ha spiegato che l’obiettivo era rispondere alla domanda: “I robot possono prendersi cura dei nostri cari e di noi stessi?”. Non tutte le interazioni tra animali e robot sono positive come in Cat Royale: i cani guida, ad esempio, possono confondersi alla vista di robot per le consegne, e i robot-tagliaerba possono essere pericolosi per i ricci.
Anche se l’esperimento è stato generalmente positivo, ci sono state alcune difficoltà. La supervisione umana era essenziale per risolvere piccoli problemi, come quando un boa di piume si è incastrato, rischiando di danneggiare il robot o ferire i gatti. Inoltre, il decimo giorno Clover è riuscita a staccare un pezzo del braccio robotico, prendendo il suo giocattolo preferito, il che ha richiesto nuovamente l’intervento umano. Gli autori hanno sottolineato che l’interazione è stata positiva perché ha stimolato l’istinto predatorio dei gatti, permettendo loro di afferrare, manipolare e spostare oggetti, come se fossero prede.
L’articolo Gatti & AI. I robot possono fare da cat sitter? proviene da CorriereNerd.it.