La nascita del gatto delle foreste norvegesi è avvolta nel mito, e si racconta che sia stato creato dalla dea Freya, una delle più potenti e ammirate divinità della mitologia norrena. Freya, affascinata dalla bellezza incontaminata delle foreste norvegesi, volle dar vita a una creatura che potesse incarnare la forza, la grazia e l’indipendenza della natura selvaggia. Così, utilizzando elementi celestiali e terreni, prese stelle cadenti, luce lunare e il soffio del vento che danzava tra gli alberi, e con un tocco di magia modellò il primo gatto norvegese delle foreste. Ogni dettaglio di questa creatura fu pensato con cura e amore: il manto, folto e impermeabile, capace di proteggere il gatto dalle intemperie del rigido clima scandinavo; le zampe, robuste e adatte a scalare gli alberi con agilità; le orecchie, larghe e sensibili, capaci di percepire i più flebili suoni della foresta; e una coda lunga e pelosa, ideale per bilanciarsi tra i rami.
Una volta creato, il gatto norvegese delle foreste prese vita, rivelandosi non solo un abile cacciatore, ma anche un compagno affettuoso, seppur indipendente e avventuroso. Con la sua destrezza e la sua capacità di muoversi furtivamente tra gli alberi, divenne presto il guardiano della foresta, protettore dei suoi segreti e delle creature che vi abitavano. Gli uomini, affascinati dalla sua bellezza e dal suo carattere, iniziarono a considerarlo non solo come un prezioso alleato nella caccia, ma anche come un membro della famiglia, capace di portare fortuna e prosperità. Si diceva che il tocco di un gatto norvegese delle foreste fosse in grado di guarire e lenire le tristezze dell’anima, e che le sue fusa avessero un potere quasi magico.
La storia del gatto delle foreste norvegesi, però, non è solo fatta di miti e leggende. Le prime citazioni storiche risalgono al 1559, quando il sacerdote e naturalista danese Peter Clausson Friis, residente in Norvegia, classificò le linci norvegesi in tre categorie, una delle quali era la “lince-gatto”. È solo nel XIX secolo, grazie al lavoro di scrittori come Peter Christen Asbjørnsen e Jørgen Moe, noti come i “Fratelli Grimm norvegesi”, che le antiche leggende legate a questi gatti furono sistematicamente raccolte e trascritte. Nel 1912, l’artista Olaf Gulbransson immortalò uno Skogkatt in un disegno pubblicato nella sua autobiografia, un’opera che testimoniava la presenza di questi maestosi felini nelle tradizioni e nella cultura del Nord.
Tuttavia, nel corso degli anni, l’ambiente selvaggio della Norvegia cominciò a cambiare. La deruralizzazione e l’addomesticamento di molte aree portarono a un incrocio tra i gatti delle foreste e i gatti domestici a pelo corto, mettendo a rischio le caratteristiche uniche della razza. Il gene del pelo corto, essendo dominante, iniziò a prevalere, rendendo sempre più raro il tipico manto dello Skogkatt. Fortunatamente, già prima della Seconda Guerra Mondiale, alcuni esemplari di questa razza furono presentati in mostre a Oslo, e dopo il conflitto, un gruppo di appassionati iniziò a lavorare per preservare la purezza della razza, selezionando i migliori esemplari disponibili.
Oggi, il gatto delle foreste norvegesi è riconosciuto come una delle razze feline più affascinanti e maestose. Di taglia grande, con una struttura robusta e muscolosa, si distingue per la sua testa triangolare, orecchie grandi e appuntite, spesso adornate da ciuffetti di pelo simili a quelli della lince. I suoi occhi, grandi e ovali, variano dal verde al verde oro, conferendogli un’espressione attenta e vigile. Le zampe, forti e robuste, con le posteriori leggermente più alte delle anteriori, sono perfette per muoversi agilmente sulla neve, grazie anche ai piedi palmati e ai ciuffi di pelo che spuntano tra le dita, impedendo di sprofondare.
Il pelo, semilungo e dotato di un sottopelo lanoso, è ricoperto da uno strato esterno lucido e idrorepellente, che varia in tutti i colori, eccetto le varietà point e i colori chocolate, lilac, cinnamon e fawn. Durante l’inverno, il mantello del gatto delle foreste norvegesi diventa particolarmente folto, con una gorgiera, una criniera e dei “pantaloncini” sulle zampe posteriori che gli conferiscono un aspetto regale e selvaggio al tempo stesso.
In un mondo che cambia rapidamente, il gatto delle foreste norvegesi rimane un simbolo di bellezza senza tempo e di legame profondo con la natura. La sua presenza nelle case di chi ha la fortuna di accoglierlo non è solo un ricordo delle antiche leggende, ma anche un tributo alla magia e all’amore che la dea Freya ha infuso nella sua creazione. Il Norsk Skogkatt continua a vivere tra di noi, con il suo spirito indomito e la sua grazia, portando con sé un frammento di quella foresta incantata da cui proviene.
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